GLI ANNI – Annie Ernaux

Gli Anni - Annie Ernaux

Annie Ernaux – classe 1940 – è tra le autrici più autorevoli della letteratura francese. Nel 2008 esce Gli Anni, il romanzo-mondo che ha scalato le classifiche dei libri raccogliendo numerosi premi. “Svaniranno tutte in un colpo solo come sono svanite a milioni le immagini che erano dietro la fronte dei nostri nonni morti da mezzo secolo, dei genitori morti anch’essi. Immagini in cui comparivamo anche noi, bambine, tra gli altri esseri scomparsi prima ancora che nascessimo, nella stessa maniera in cui ricordiamo i nostri figli piccoli assieme ai loro nonni già morti, ai nostri compagni di scuola”. Come accade che il tempo vissuto diviene la nostra vita? Gli Anni è il tentativo di raccontare se stessi sfogliando un album di vecchie foto. Ma anche il pretesto per allargare lo sguardo a un’intera generazione vissuta in Francia a cavallo degli ultimi due secoli, tra la seconda guerra mondiale e l’11 settembre del 2001. Ecco allora che il libro diventa una specie di biografia collettiva che offre al lettore un interessante spaccato di storia sociale, politica e di costume. Il romanzo-saggio si apre con gli stenti del dopoguerra e la liberazione. La piccola Annie non è mai stata a Parigi e a casa sua manca tutto, anche il gabinetto. Crescendo conosce il suo livello sociale e sa che è inferiore rispetto a quello delle compagne di classe. È una ragazza timida, occhialuta, ma con una valigia piena di sogni. La Francia deve fronteggiare l’insurrezione algerina, sono gli anni dell’esistenzialismo di Sartre e di Camus, nel Paese c’è molto fermento. La giovane studentessa trascorre il suo tempo pregustando la libertà e i primi amori. Le pagine più appassionanti del libro ci portano al Maggio francese “dappertutto nascevano movimenti, si pubblicavano libri e riviste, emergevano filosofi, critici, sociologi. Tutto andava in direzione di una nuova intelligenza, di una trasformazione del mondo… Niente di ciò che fino a quel momento era stato considerato normale veniva più dato per scontato: la famiglia, l’educazione, la prigione, il lavoro, le vacanze, la follia, la pubblicità…era finita l’epoca dell’ingenuità sociale… la parola chiave era Liberazione”. Sono questi gli anni più fecondi e più vitali della sua generazione “Leggere Charlie Hebdo e Liberation perpetuava la convinzione di appartenere a una gaudente comunità di rivoluzionari”. La guerra in Vietnam, le canzoni dei Beatles e quelle di Antoine, la pillola anticoncezionale, il consumismo: il mondo cambiava e la storia passava di lì. Annie ci stava dentro. Quel flusso magico e inebriante di film, musica, letteratura e politica la trascina verso l’agognata emancipazione: eccolo il femminismo. Il posto fisso nella scuola, il matrimonio, i figli  “il tempo si regolarizzava e scoprivamo la gioia dell’ordine”, ma anche il desiderio di trasgredire andando in vacanza da sole o semplicemente al cinema. Passano Les Annes, passano inesorabilmente, e Annie si ritrova adulta, fuori dal vortice di quella rivoluzione mancata, al centro di una routine familiare poco appagante. Ora sogna il passato non più il futuro. Ricorda una frase letta su Le Monde: “La Francia si annoia”. Le proteste contro Pinochet in Cile e nel resto del mondo sembrano portare un nuovo Maggio, ma il ’68, quel ’68, ormai è lontano. Il desiderio di rivivere una seconda giovinezza la spinge tra le braccia del giovane amante conosciuto dopo il divorzio “Quando fanno l’amore su un materasso posato per terra nel monolocale gelido di lui ha l’impressione di replicare scene della sua vita da studentessa” attimi di piacere dal retrogusto amaro, l’ultima illusione di riafferrare un tempo scappato via troppo in fretta “Mi ha strappata dalla mia generazione. Ma non sono entrata nella sua. Non sono in nessun tempo”. In una delle scene più tenere del romanzo, la protagonista, nuda, nel guardarsi allo specchio vede lo stesso corpo dei suoi sedici anni. Da allora ha smesso di crescere. Chapeau.

Angelo Cennamo   

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Una risposta a "GLI ANNI – Annie Ernaux"

  1. ottimo articolo, come sempre. Per chi, come me ha vissuto quegli anni, soprattutto nel ristretto di un’isola, riemergono gli stessi ricordi, le stesse emozioni. Il periodo in cui non avere niente (neppure il gabinetto: “tanto c’è la comodità dell’orto” citazione autentica) ci ha fatto apprezzare il poco: la calza bucata, la gioia di un pastello diverso, un piccolo sapone profumato nel bagno del cinema, un libro scartabellato… e un diverso nuovo modo di pensare e di agire nel pubblico e nel privato.

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