PERCIVAL EVERETT DI VIRGIL RUSSELL – Percival Everett

 

Percival Everett di Virgil Russell - Percival Everett

 

Oltre venti libri all’attivo, numerosi riconoscimenti tra cui l’Academy Award in Literature, lo Hurston / Wright Legacy Award, lo Usa Pen Literary Award, finalista al Pen / Faulkner Award, Percival Everett è il più grande scrittore americano sconosciuto in Italia. Nella sua vita ha insegnato matematica in un liceo – e si vede –  scrittura creativa all’università, ha allevato cavalli, scritto romanzi.  Per quanto lo disturbino etichette o classificazioni “Non voglio produrre altri cliché”, Everett è senza dubbio uno scrittore postmoderno, un avanguardista, uno status author – le pagine 224, 225, 226 e 227 di Percival Everett di Virgil Russel  sono interamente occupate da una sequela di verbi coniugati all’infinito – ma anche un autore eclettico, capace di spaziare tra mille registri e di cambiare pelle, differenziando temi, contenuti, stili. Come Foster Wallace – difficile non essere accostati o relazionarsi a lui quando si parla di postmodernismo – Everett ama farcire le sue narrazioni di matematica, trigonometria ed abbandonarsi ad oscure riflessioni filosofiche. Ne La scopa del sistema del genio di Athena, la bisnonna della protagonista fugge con un gruppo di altri pazienti dalla casa di cura dov’è ricoverata; nel romanzo di Everett, il protagonista, anche lui “detenuto” in un ricovero di anziani, ruba con i suoi amici un furgone e fugge ad Ovest, in direzione Malibù. Assonanze che ci fanno amare Everett anche oltre il suo valore, che resta altissimo a prescindere. Ma veniamo al libro. Percival Everett di Virgil Russell – già dal titolo ci rendiamo conto che leggerlo non sarà una passeggiata – racconta di un figlio che va a trovare il padre nella residenza per anziani dove è ricoverato. Il padre sta scrivendo un romanzo. Lo scrive come lo scriverebbe il figlio se fosse uno scrittore. Oppure è il figlio a scrivere il romanzo che il padre immagina di scrivere al posto del figlio “Cosa sto cercando di dire? Niente. Sono un vecchio oppure suo figlio che scrive di un vecchio che scrive di suo figlio che scrive di un vecchio. Ma niente di tutto ciò importa, e se anche importasse non importerebbe”. E’ questo il nucleo intorno al quale Everett costruisce la sua storia o la sua finta storia, che poco alla volta si dipana in altre trame, in un labirinto di nuove esistenze “snodi disinvolti”, in un dialogo esplorativo, un insieme di stratagemmi retorici raccontati da visuali diverse. Ma chi la scrive questa storia? E’ lo stesso autore a porsi e a porci la domanda a pagina 124 “Chi cazzo sta raccontando questa storia?”.

Percival Everett di Virgil Russell è un esperimento narrativo potente, magnetico, un ottovolante dal quale si scende storditi ma felici.

Angelo Cennamo                     

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