Di Andrew Sean Greer – scrittore americano più o meno della generazione di Franzen, Chabon, Egan, Strout, ma abbastanza sconosciuto rispetto a questi suoi colleghi, sia in patria che in Italia, dove tra l’altro è di casa – avevamo apprezzato il romanticismo e l’intensità di romanzi quali La storia di un matrimonio e Le confessioni di Max Tivoli. Con Less, Greer svolta nella commedia. Come Arthur Less, il protagonista del romanzo, Greer è, o forse si sente, un autore minore “troppo vecchio per essere giovane e troppo giovane per venire riscoperto”. Il mood è ironico. Greer si diverte a prendere in giro il suo alter ego; lo fa con intelligenza, simpatia, tenerezza, spiazzando i lettori con una storia frizzante, vorticosa, venata di malinconia – Greer resta un sentimentale. Nella finzione, Less è stato invitato al matrimonio del suo ex fidanzato Freddy. Non se ne parla. Ma anche rifiutare l’invito potrebbe suonare strano. Gli occorrerebbe allora una buona scusa per dileguarsi, per scappare lontano. I festival letterari non li hanno inventati anche per questo? Per farti ospitare e dimenticare che non sai più scrivere? Less coglie la palla al balzo e si mette in viaggio, anzi Less si mette in fuga: da Freddy, da se stesso e da un mestiere che forse non fa per lui. Il giro del mondo di Arthur Less, da New York a Torino, da Parigi a Tokyo, da Berlino all’India, è il romanzo di Greer. Fresco, veloce. In Italia un libro come Less non vincerebbe mai il premio Strega. Penso ad esempio alle commedie di Diego De Silva, genere di narrazione che più si avvicina a quello di questo romanzo. Gli americani hanno più coraggio e meno pregiudizi di noi? Direi di sì. La leggerezza richiede talento. Less è un bel romanzo. Tanto bello da meritarsi il Pulitzer.
Angelo Cennamo
Lo devo ancora leggere.
Mi hai incuriosito 😊
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